Censis, meno reati più paura

Gli italiani vogliono la pistola
Milano prima per criminalità

È ufficiale, l’Italia è un paese sempre più sicuro. Lo dicono i numeri. Ma i cittadini della Penisola non ci credono.
I risultati del primo rapporto Censis sulla sicurezza, pubblicato il 27 giugno, indicano un calo dei reati pari al 10 per cento nel giro di un solo anno. Intanto, però, aumenta la percezione di insicurezza: il 39 per cento degli italiani (quasi 2 su 4) è favorevole all’introduzione di criteri meno rigidi per il possesso di un’arma da fuoco per la difesa personale.
La percentuale è in aumento di 26 punti dal 2015. Sono soprattutto le persone con un grado di istruzione più bassa a desiderare l’arma (il 51 per cento ha al massimo la licenza media) e gli anziani (41 per cento degli over 65). E ormai arrivano a quota 4,5 milioni gli italiani che possiedono una pistola, di cui 700mila minori.
La percezione di insicurezza si avverte soprattutto nelle aree metropolitane, dove il 50,8 per cento degli abitanti si sente insicuro, circa uno su due. Fra le grandi città italiane, a detenere il primato per reati denunciati è Milano, che potrebbe essere definita la ‘capitale del crimine’. In città, nel 2016, sono stati 237.365 i reati: 9,5 per cento del totale nazionale. Seguono Roma, Torino e Napoli. Milano mantiene il triste primato anche considerando l’incidenza del numero di reati rispetto alla popolazione, con 7,4 reati denunciati ogni 100 abitanti. Intanto, a causa della forte sensazione di insicurezza, gli italiani si ‘blindano’: il 92,5 per cento dei cittadini adotta almeno un accorgimento contro ladri e rapinatori, come porte blindate, sistemi di allarmi e luci accese per precauzione. Non solo, cresce nettamente anche un ‘esercito silenzioso’ di addetti alla vigilanza privata, che sono 64mila, cresciuti del 16,7 per cento nel periodo tra il 2011 e il 2017. Mentre le Forze dell’ordine si trovano alle prese con i tagli della spesa pubblica e per il personale: nonostante le nuove assunzioni previste, gli agenti sono sempre di meno e sempre più anziani. E dal Censis concludono: «Una liberalizzazione eccessiva degli spazi di difesa individuali comporta il rischio di pericolose derive giustizialiste».

A SESTO

In Municipio vietato
l’ingresso a volto coperto

E i Daspo diventano permanenti


«Da oggi in poi, all’entrata degli uffici pubblici, è vietato l’ingresso col volto coperto», il sindaco spiega con queste parole la nuova norma sulla sicurezza, contenuta nel regolamento di polizia urbana approvato in consiglio comunale.
Una regola che negli uffici di Regione Lombardia era entrata in vigore dall’1 gennaio 2016 ed è in linea con una legge dello Stato. Non solo sarà vietato l’ingresso a chi indossa il casco o il passamontagna ma anche alle donne che vestono il burqa o il niqab. Permessi invece i veli che lasciano il volto scoperto (kijab, khimar, al-Amira, shayia e chador).
Di Stefano, l’assessore alla Sicurezza Claudio D’Amico e il comandante della locale Pietro Curcio hanno presentato con orgoglio anche il traguardo dei 305 allontanamenti (di cui 2 sono stati confermati dalla questura), i famosi Daspo urbani in vigore da un anno. «Abbiamo ricevuto molti complimenti per il nostro modello politico – esulta il sindaco -. Ne siamo orgogliosi».
Curcio fa riferimento anche alle misure contro i venditori abusivi: «Quando abbiamo iniziato a ritirare la merce contraffatta, si parlava di 100-150 chili di merce commestibile, a oggi ne ritiriamo 40».
E D’Amico conclude con un commento su Milano: «Lì, la signora che esce per fare la spesa viene scippata, a Sesto non succede».

L’OPINIONE

Omicidi ai minimi storici
«È la democrazia che educa»

Ridurre i contanti in circolazione e tracciare i beni
Rischioso l’aumento delle armi


«Analizzare un aumento o una diminuzione dei reati da un anno con l’altro è un esercizio poco utile. Per capire gli andamenti e le motivazioni è necessario un lasso di tempo di circa un decennio». Così Roberto Cornelli, professore di criminologia all’Università Bicocca, si esprime su quel 10 per cento di reati in meno, rispetto all’anno scorso, evidenziati nel rapporto Censis sulla sicurezza. Ma niente paura, il dato positivo c’è: «Nell’ultimo decennio si è verificata una stabilizzazione dei reati e anche una leggera diminuzione. Il tasso di omicidi, in particolare, è ai minimi storici».
In Italia, la tipologia di reati più diffusa è rappresentata da furti e truffe: «Dagli anni ‘60, i reati contro il patrimonio sono esplosi in tutta Europa, arrivando a stabilizzarsi poi negli ultimi vent’anni». Per contrastare ulteriormente questo tipo di reati, ci sono diverse politiche da adottare, secondo Cornelli: «Le misure sono quelle che riducono i contanti in circolazione e rendono tracciabili i beni. Inoltre, i beni rubati si inseriscono spesso sui mercati illegali, che andrebbero controllati e ridotti con l’emanazione di leggi ad hoc».
E il dato che il professore sottolinea come il più importante è proprio quello sugli omicidi: «Sono diminuiti per la capacità di controllo delle armi da parte dello Stato. Un altro fattore stabilizzante è la democrazia, che ‘educa’ i cittadini a non farsi giustizia da soli». Sulla percezione di insicurezza, in aumento secondo il Censis, Cornelli è fermo: «I numeri che riguardano Europa e Italia parlano chiaro: la percezione è stabile, cambia l’enfasi che si dà alla paura dei cittadini. Le persone vanno aiutate, non usate, è chiaro che vedranno nell’arma una soluzione, se è l’unica che viene proposta nel dibattito pubblico».
I dati di ricerca infatti dicono l’opposto: maggiore è il numero di pistole in
circolazione, maggiore è il numero di omicidi, suicidi e incidenti domestici che si registrano. Secondo il criminologo, infine, il fatto che Milano sia capitale dei reati è dovuto anche al turismo: «È dimostrato che in aree urbane in cui aumenta il turismo, fenomeno positivo per il territorio, aumenta anche il numero di reati. Non per niente, subito dietro Milano, troviamo Rimini al secondo posto. Dove si concentrano milioni di persone, si verificano più reati contro il patrimonio».